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Alla scoperta dei cani da tartufo - truffle experience

  • Enrica Molinaro
  • 27 nov 2017
  • Tempo di lettura: 4 min
INNANZITUTTO...CHE COSA SONO I TARTUFI?
Funghi pregiati conosciuti in tutto il mondo, i tartufi rappresentano un'importante risorsa non solo gastronomica, ma anche culturale. Per apprezzarne la qualità migliore bisogna comunque saper riconoscere qual è la loro ecologia.

CLASSIFICAZIONE BOTANICA

- REGNO Eumycota (Funghi eucarioti)

- PHYLUM Ascomycota

- CLASSE Ascomycetidae

- ORDINE Pezizales

- FAMIGLIA Tuberaceae

- GENERE Tuber

- SPECIE tra le principali:

  • Tuber magnatum pico (tartufo bianco o tartufo bianco d'Alba)

  • Tuber melanosporum, Vitt. (tartufo nero pregiato)

  • Tuber aestivum, Vitt. (scorzone estivo)

  • Tuber borchii, Vitt. (bianchetto)

I tartufi sono il prodotto dei corpi fruttiferi di funghi ipogei (cioè che completano il loro intero ciclo vitale nel sottosuolo, a delle profondità variabili). Questi funghi, del genere Tuber, sono delle specie simbionti che si legano a piante differenti in base all'habitat in cui vivono e alla specie stessa del fungo.

"FUNGO SIMBIONTE O MICORRIZICO

Fungo che per vivere deve instaurare

un legame con le radichette di una

determinata pianta dalla quale può

trarre così le sostanze nutritive

per la sua sopravvivenza. Di ritorno la pianta

riceve preziosi sali minerali e una maggiore

area di captazione dell'acqua."

Ogni specie di tartufo si caratterizza per forma, colore e odore specifico. La caratteristica principale di questo prodotto prezioso è proprio l'emanazione odorosa donata da madre natura per attirare i mammiferi che popolano il bosco, i quali cibandosi del tartufo assicurano la diffusione delle spore e quindi della specie micotica. Il tartufo bianco d'Alba è sicuramente il tartufo più conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo gastronomico: rappresenta un prodotto pregiato e di grande valore culturale, in particolare per il Piemonte. Purtroppo però ad oggi è molto sentita la problematica ambientale della perdita del territorio naturale e quindi delle relative tartufaie. Questo processo di degrado ambientale, legato anche ai cambiamenti climatici, porta inesorabilmente ad un alto rischio di estinzione del tartufo piemontese e allo spostamento del commercio verso altre regioni, sopratutto straniere come ad esempio la zona dell'Istria. Il valore della biodiversità è fondamentale per l'ambiente (e quindi per l'uomo stesso che spesso si dimentica di farne parte) e per la cultura che si è creata attorno. Bisogna infatti sottolineare che quello che fà del tartufo bianco d'Alba (Tuber magnatum pico) un prodotto così pregiato è frutto solo ed esclusivamente delle specifico territorio in cui nasce e cresce, costituito da una nicchia ecologica caratterizzata da determinate proprietà biochimiche del suolo e da particolari condizioni climatiche, senza le quali il fungo non è in grado di riprodursi. É stata istituita un'associazione che si chiama Save the truffle la quale si occupa della tutela e della salvaguardia dell'impagabile area piemontese diventata patrimonio mondiale dell'Unesco.


Bibliografia:

  • Appunti di Botanica Sistematica di Alessandro Petraglia - Unipr

  • http://www.regione.piemonte.it/foreste/images/files/pubblicazioni/tartufo_ricerca_speriment.pdf

I CANI DA TARTUFO

Se i corpi fruttiferi del Tuber magnatum pico sono i tartufi più pregiati, gastronomicamente parlando, il tartufo più bello in assoluto è senz'altro quello del fedele compagno dell'uomo: il cane!

Tra le razze riconosciute ENCI - FCI il Lagotto Romagnolo è quella più nota come cane da tartufo, alla quale sono anche dedicate specifiche prove di lavoro, ma in realtà nel mondo dei trifolai sono molto apprezzati e diffusi diversi incroci tra cani da caccia e non. Infatti le caratteristiche ricercate per un buon cane da tartufo sono certamente un'indole naturale per la cerca, un buon olfatto, ma il cane deve mostrare anche un carattere docile, assertivo, acuto, e ovviamente predisposto all'addestramento e a lavorare con l'uomo.


Purtroppo come spesso accade anche in altri settori dietro il sipario si nascondono alcuni metodi che sfruttano il cane in malo modo tanto da sfociare in maltrattamento, ed è questo panorama che spesso popola l'immaginario collettivo: quante volte mi sento dire i classici "Ma è vero che...?" o "Eh ma mi hanno detto che..." In realtà per ottenere un ottimo cane da tartufo non c'è assolutamente bisogno di tenere l'animale a catena, chiuso in box per mesi e mesi o tenerlo a pane e acqua, non ci và un genio per capirlo! Basterebbe un pò di buon senso. La corretta formazione del cane da tartufo segue le regole di qualsiasi altro sport o brevetto cinofilo. Intanto deve avvenire fin da cucciolo sotto forma di gioco e per arrivare ad un buon livello cane e conduttore devono instaurare un ottimo rapporto collaborativo e di fiducia reciproca. Per il cane lavorare con l'olfatto è un indole naturale e piacevole, ma per sfruttare questo istinto a nostro favore bisogna indirizzare il cane verso l'oggetto del desiderio attraverso un addestramento paziente e basato su buone ricompense. È certamente valida la regola base di tutti gli addestramenti: più il premio sarà succulento e gradito al cane più alta sarà la motivazione per egli a lavorare.


Polly - immagine soggetta a copyright


Nelle prime fasi l'addestramento avviene tramite ricerche simulate, questo significa che inizialmente è l'uomo a nascondere delle marche prima in un'area ristretta e poi, poco alla volta, si iniziano ad inserire varie difficoltà, come una maggiore distanza, diverse profondità, aree diversificate, ecc. Questo tipo di ricerca simulata può diventare un gioco e uno sport per tutti quei cani che mostrano una naturale indole alla cerca, così da trovare uno svago alternativo ai classici sport cinofili. La ricerca vera e propria dei tartufi, che viene compiuta su terreni naturali, invece è molto più complessa in quanto il conduttore deve conoscere bene il suo territorio e le specie botaniche simbionti. Spesso bisogna ricorrere a malizie addestrative per mantenere sempre alta e costante la concentrazione del cane durante la ricerca dei tartufi, la quale deve sempre concludersi in maniera positiva. La ricerca naturale del tartufo è molto impegnativa per il cane che deve vagliare diversi kilometri su terreni anche difficoltosi e in pendenze varibili, mantenendo sempre alta la concentrazione e il lavoro di naso. Ci terrei quindi a ricordare che il cane da tartufo và considerato a tutti gli effetti un cane sportivo a cui spetterebbero perciò tutte le cure e le attenzioni che si danno ai cani impegnati negli sport cinofili riconosciuti. Un cane ben alimentato, ben allenato e ovviamente ben addestrato darà sicuramente il 100% di tutte le sue capacità fisiche e cognitive.

Non dimentichiamo che il lavoro che compiono questi cani è davvero spettacolare e quello che ci regalano è prezioso non solo sotto il punto di vista culinario, ma anche come parte integrante della cultura e della tradizione del nostro amato territorio.


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